"rhythmic procedures ostinato closely resemble the schema of catatonic conditions. In certain schizophrenics, the process by which the motor apparatus becomes independent leads to infinite repetition of gestures or words, following the decay of the ego" (Theodor Adorno)


"Questa è forse la maggiore profondità di Nietzsche, la misura della sua rottura con la filosofia: aver fatto del pensiero una potenza nomade. E anche se il viaggio è immobile, da fermo, impercettibile, imprevisto, sotterraneo, dobbiamo chiederci quali sono oggi i nostri nomadi, chi sono veramente i nostri nietzschiani" (Gilles Deleuze.1972)

giovedì 9 ottobre 2008

I Am The Mighty Jungulator 4.3.1- looping/sequencing/soundmorphing

Una serie di applicazioni interessanti, per la sperimentazione audio-visuale: I Am The Mighty Jungulator, Derek and Norma Olden, Nan And Grandad Moody, Culture Crunch Online Generative TV Player, Jungulator Online Radio Player. Fatta eccezione per Jungulator e Derek and Norma Olden, sono piccole applicazioni per usi specifici: Nan And Grandad Moody è un basilare mixer per 3D graphics, Culture Crunch è un televisore virtuale e primo "live generative streaming TV channel", Jungulator Radio Player è un'applicazione che riproduce uno stream generativo di musica creata con Jungulator. Le prime due applicazioni, I Am The Mighty Jungulator e Derek and Norma Olden, sono invece due software che si completano a vicenda per l'audio-visuale: Derek and Norma Olden è un tool per il video looping/VJ utilissimo per diverse sue funzioni e per la sua natura autogenerativa, I Am The Mighty Jungulator è invece un tool dedicato al sequencing ed al soundmorphing, anch'esso con implicazioni auto-generative. Entrambi sono donationware, liberamente scaricabili e pienamente funzionanti.

In particolare IATMJungulator è un software per live perfomance e per l'esplorazione delle metamorfosi del suono, attraverso 5 funzioni principali per ogni "Pod" di cui è costituita l'applicazione: Looper, Sequencer, Drum Machine, VstSynth, MidiOut. Attraverso la struttura "modulare" dell'interfaccia il suono si somma passando per diverse funzioni di manipolazione di quest'ultimo. Funzioni di riproduzioni random, cutter, stretch, jungle up, jungle down, back, tre effetti built-in: echo, resonate filter ed echo e resonate filter combinati, sempre sincronizzati al bpm corrente. In particolare le escursioni del bpm possono creare inaspettate ed estemporanee alterazioni della struttura del suono in uscita. Con la possibilità di utilizzo di vst esterni e della funzione di recording, il tutto è reso ancora più funzionale per sperimentazioni e performance dal vivo. In particolare la funzione recording salva in formato .AIFF direttamente su hard disk la sessione in uso del Jungulator, in un unico lungo file in cui si sommano tutti i rec-on ed off, per poter poi essere tagliato con tool esterni in più parti, magari riarrangiando le "porzioni" ottenute in un secondo momento o esportandole nei propri sequencer preferiti. A rendere speciale Jungulator è proprio la sua essenza generativa ed autogenerativa, che crea inaspettate escursioni sonore che vanno ben al di là della programmazione sistematica del morphing sonoro. Come conferma il nome Jungulator si presta alla grande per la musica jungle ed i "breaks" in genere, proprio per la sua caratteristica di manipolazione estrema del segnale audio, del loop e del sample, ma va ben oltre queste prerogative, prestandosi per un impiego estremamente sperimentale per tutta quell'elettronica in cui l'estemporanea metamorfosi del suono è il fattore strutturale. I Am The Mighty Jungulator (musica) e Derek And Norma Olden (video) formano una perfetta (e gratuita) accoppiata per le sperimentazioni ed installazioni A/V, per la costruzione di architetture autogenerative su un "mapping" già definito ed il sound-designing per lo streaming modulare.

 
I n p u t s :

 




domenica 28 settembre 2008

METASEQUENCING - MONOME 100h Demo

ModPlug Tracker suona Windows

Ancora tracker. Il video mostra un divertente impiego del noto ModPlug Tracker (il tracker sviluppato da Olivier Lapicque), con suoni di Windows XP e Windows 98. Da quando è Open Source si trovano diverse versioni di ModPlug Tracker, con molte features interessanti rispetto all'originale. Nonostante la diffusione del codice, con le relative migliorie, l'ultima versione del MPT originale -molto più spartano- è sempre scaricabile. In fondo al post sono scaricabili entrambe le versioni: l'ultima versione del software originale di Olivier Lapicque ('MPT'-'ModPlugTracker') e la versione open source ormai definita 'OpenMPT'.





D o w n l o a d :

venerdì 26 settembre 2008

Fotografia del Suono. John Cage's 4'33''

Il Field Recording è la "Fotografia del Suono". Tutto accade nell'istante e si sviluppa nell'immaginario. Una sospensione tra passato ed un futuro imprevedibile. La composizione estemporanea basata sul Field Recording è un processo del tutto simile al lavoro fotografico di acquisizione dell'immagine e riproposizione di un "album" dal contenuto (molto spesso) random (costruzione del Soundscape). A proposito di suoni d'ambiente...

tre movimenti:
1. tacet
2. tacet
3. tacet

yah it seemz fun, but it's Cage! :





"La musica ambient è ciò che senti quando non stai ascoltando nulla" [Silent Records]

giovedì 25 settembre 2008

NANOTUBE - Version 1.0 Official. Slakinov.com

Dal sito di Kieran Foster-Illformed/DBlue:

"“Nanotube” is a wicked little flash game that my mate John put together. The game itself is fairly simple: You must rotate the outer ring of cells to catch the corresponding coloured particles which move outwards from the center of the screen. For every particle you catch your energy bar gradually turns green, while missed particles cause it to gradually turn red. Keep it in the green to score points, but go too far into the red and it’s game over. Don’t let the simple mechanics fool you, though… this game is a tricky little bugger! It quickly goes from nice and casual to absolutely frantic, where one little mistake can lead to a huge, panicked chain reaction, shouting “oh shit! oh shit! oh shit!!”. Nanotube is released under Slakinov.com, which is a new project that John and I are working on in our spare time. We hope to build up a nice collection of games there in the future, focusing on stylish presentation, interesting gameplay mechanics and, most importantly, fun! We should have a proper site up there fairly soon-ish, so stay tuned…"
 

mercoledì 17 settembre 2008

Automaton e GlitchDS. Applicazioni glitch/stuttering del Cellular Automaton-Conway's Game of Life.

"Un automa cellulare è un sistema complesso formato da un numero finito di unità che interagiscono tra loro, utilizzato per effettuare simulazioni di fenomeni naturali. Si immagini di avere un reticolo di punti e di inserirvi delle entità di un certo tipo (chiamate di solito cellule), queste entità potranno assumere un insieme finito di stati (vivo o morto, un colore, una forma ecc.), dopo un tempo prefissato tutte le entità cambieranno stato contemporaneamente in modo dipendente dal proprio stato attuale e dagli stati delle entità poste entro una certa distanza"[Wikipedia]. "Game Of Life" è il più famoso e rappresentativo esempio di automa cellulare, sviluppato dal matematico inglese John Conway negli anni '60. "Il Gioco della Vita è l'esempio più famoso di automa cellulare: il suo scopo è quello di mostrare come comportamenti simili alla vita possano emergere da regole semplici e interazioni a molti corpi, principio che è alla base dell'ecobiologia, la quale si rifà anche alla teoria della complessità". Il "gioco" si svolge su una griglia bi-dimensionale, costituita da una moltitudine di "cellule" che possono essere vive o morte, on o off, ed il cui stato di on-off muta a seconda di determinate regole espresse in relazione ad una singola cellula e alle adiacenti. Il gioco si evolve quindi attraverso "generazioni" e specifiche regole che ne determinano le evoluzioni.

Al celllular automaton si è ispirato il nuovo plugin Audio Damage: Automaton. Un incrocio tra Game of Life e l'ormai famosissimo DBlue Glitch. Infatti allo stato di ON o OFF di una singola cellula corrisponde l'intervento di uno specifico processore d'effetto, tra i quattro disponibili: Stutter, Modulate, Bitcrush e Replicate. E' in pratica un tool glitch/stuttering controllato tramite cellular automaton. Essenziale è prendere familiarità con il set di regole (rules) impostabili attraverso la funzione Sequencer, in quanto attraverso queste si determina l'anadamento on-off delle cellule. Il plugin di per sè è interessante, sia per lo schema di cellular automaton, sia per la scelta di effetti disponibili, che lo rendono particolarmente adatto per l'IDM e simili. La funzione Stutter in particolare ed il Replicate sono fondamentali per questo genere e rendono l'Automaton un ottimo strumento di manipolazione del buffer. Il Replicate invece deriva da un adattamento del Replicant Audio Damage. Al Conway's Game of Life si ispira anche il GlitchDS per Nintendo DS, sequencer/glitcher che triggera fino a 6 sounds/samples. Alcune features: Cellular Automaton sequencer, “trigger points”, possibilità di caricare propri samples (sono disponibili diversi samples pack caricabili sul NintendoDS), "Save" e "Load", BPM settings e “strum mode” per il controllo del tempo, 32 step frequency modulation sequencer per ogni suono, Global Distortion. Il GlitchDS si presta perfettamente per sperimentare nuove sonorità glitch e distorte.



A u d i o D a m a g e W e b s i t e :
G l i t c h D S :
I n p u t s :

lunedì 30 giugno 2008

Autechre - "Quaristice" e "Quaristice. Quadrange. ep"

Ciò che ci si aspetta dagli Autechre: linee-guida verso nuovi orizzonti dell'elettronica. E' grazie alle prime tre releases -"Incunabula" (vero e proprio manuale di architettura elettronica), "Amber", "Tri Repetae"- , che gli Autechre si sono affermati come maestri dell'IDM più ricercata e cervellotica. Era il '93 con "Incunabula", '94 e '95 con "Amber" e "TriRepetae" e certi territori sonori erano un mondo ancora tutto da esplorare, un genere ancora in piena evoluzione. Dal '98 con "LP5" e "Confield" nel 2001 -fino ad "Untilted" (2005)-, si è verificata invece una graduale inversione di tendenza rispetto al glorioso start degli Ae. La critica che viene mossa più frequentemente agli Autechre è quella di non osare più, di non ricercare più nuove soluzioni stilistiche. Se a detta di molti questa è una grave mancanza degli Ae, non lo è a nostro giudizio: in quanto inventori di uno stile, liberissimi di aderirne a tempo indeterminato...è il loro stile, il loro marchio, la propria chiave compositiva. Evidentemente per Rob Brown e Sean Booth non è stato ancora detto tutto all'interno di questa chiave stilistica e c'è ancora molo altro da esprimere in questo spazio da loro stessi concepito. Quando verrà il momento di chiudere una stagione per aprirne un'altra, siamo sicuri che in molti rimarranno di sasso di fronte alle possibilità di innovazione costudite da un duo come gli Autechre. Probabilmente "Quaristice" non rappresenterà le linee-guida e la svolta epocale nell'IDM del futuro, sicuramente non osa sul lato stilistico, non cerca la soluzione complessa o l'approccio ipercompositivo, ma segue una scia già tracciata dagli Ae stessi: è l'IDM come sempre raffinata, la texture omogenea, la composizione stratificata, l'approccio minimalista che da sempre caratterizza gli Ae. Risalta all'ascolto la confidenza e la completa adesione allo stile: c'è l'ambient abissale in evoluzione, il fluire dei pads e le modulazioni dei synth, istantanee e riavvolgimenti ritmici, ovviamente l'approccio modulare alla composizione. Ma nel complesso si cede il passo all'atmosfera e ai vuoti dell'ambient music, molte più tracce in assenza di beats ed una composizione minimalista caratterizzata dalla ciclicità, un andamento "ad avvolgimento". E' soprattutto con il nuovo "Quaristice.Quadrange.ep" che le composizioni prendono una più specifica direzione e sono più riconoscibili gli intenti originari, cominciati in "Quaristice". "Quadrange.ep" è infatti il nuovo EP, uscito a maggio in formato scaricabile dal sito Bleep.com (definito Ep ma contentente 13 tracce -versioni alternative di quelle uscite in "Quaristice"-, per una durata di oltre 2 ore). STRUTTURA E SUONO. "Quaristice" è composto di 20 tracce ed una struttura circolare, si apre e si chiude con due brani ambientali: “Altibzz” e “Outh9X”. All'interno ci sono 20 "micromovimenti" di grande bellezza, che hanno il merito di cristallizzare in maniera perfetta un'IDM preziosa, di grande valore. All'interno ci sono tutte le caratteristiche del suono Autechre (quelle che abbiamo già visto essere per molte recensioni un limite, per noi invece il grande pregio del duo) ed il loro intento da sempre espresso attraverso una musica/non-musica, fatta di pulsazioni digitali, glitches, residui di suono e cut-up elaborati, costruiti attraverso un minuzioso lavoro di "artigianato elettronico". In "Quaristice" e "Quaristice.Quadrange.ep" c'è infatti un approccio assolutamente perfetto al glitch: nuove esplorazioni attraverso la degradazione del suono, costruzioni per moduli e soprattutto un notevole lavoro sull' "asimmetria del suono", un decentramento verso la parte del suono che inevitabilmente "glitcha" e "clippa", una ricerca verso quelle onde residuali ed i sedimenti che si pongono "ai lati" del suono. In "Quaristice.Quadrange.ep" questo lavoro si estende ad ogni ambito della costruzione sonora ed il risultato è, variabilmente, a volte morbido, talvolta assolutamente e volontariamente sporco, reverberato, acquatico. Si percepisce in maniera chiara nelle composizioni "technotiche" in cui al 4/4 corrisponde una asimmetria ed una sconnessione data dal residuo sonoro. Alcuni esempi, "The PLC", "Tankakern" e la versione "Tkankaren" in "Quadrange.ep". C'è poi lo schema quadrato di "fxzE" e l'oscura spirale glitch/dub di "rale", il marasma di voci umanoidi di "IO", le sconnessioni di "plyPhon" e di tutte le versioni di "Perlence", la battaglia di noises di "Simmm" e le onde digitali di "paralel Suns" e "SonDEremawe". Al suono molto più concreto di "Untilted", con la sua complessità di ascolto e di mutilazioni del beat, in "Quaristice.Quadrange" corrisponde un ritorno ed anzi un nuovo slancio verso una composizione astratta.

I n p u t s :

mercoledì 25 giugno 2008

Corrispondenze percettive di animazione astratta e suono sintetico

IN. Questa che viene proposta è la tesi "Perceptual Correspondences of Abstract Animation and Synthetic Sound" (1988) con la quale Adriano Abbado ha conseguito un Master of Science al MIT Media Laboratory. Ricercatore italiano, ha esplorato in lungo e in largo le possibilità espressive dell'interazione audio-visuale. Pur essendo datata 1988 la tesi approfondisce in maniera del tutto attuale la natura interagente degli oggetti sonori e l'immagine. Oltre a Media Arts, Abbado ha studiato Composizione Musicale Elettronica presso il Conservatorio di Milano, ha progettato e scritto il software 'Ab stra', per la creazione di sequenze astratte, con il quale ha realizzato l’animazione digitale 'Fluidi'; la ricerca di Abbado è sempre tesa alla sperimentazione nel campo audiovisivo digitale, portando avanti il lavoro di "corrispondenza" suono-immagine, creando immagini astratte ed eplorando mondi digitali immaginari.

DIGITAL STILNOVO. Tra le altre cose è da segnalare il progetto 'Digital Stilnovo', programma di proiezione di progetti realizzati su supporto digitale, presentati al BizArt Art Center nel Dicembre 2005. "L'oggetto che Adriano Abbado ha seguito per oltre una decade e' la visualizzazione degli eventi sonori che si apparenta con le ricerche cognitive, largamente applicate anche nei corsi di psicologia della percezione. Samson Revisited e Wonokromo sono, il primo con il sonoro l'altro asceticamente senza, entrambi magnifiche animazioni astratte digitali [...] Digital Stilnovo e' parte intergrante di Italian Experimental Cinema un progetto in cui sono inclusi lavori, in pellicola, video e in supporto digitale che guardano alle potenzialita' del pensiero cinematico attraverso differenti approcci e talvolta guardando indietro alle origini del cinema quando le potenzialita' del dispositivo di ripresa e di proiezione cominciavano ad essere indagate".

WONOKROMO, 2004 - DVD, b/w, 6'. "Wonokromo è un'animazione astratta, un'indagine sul rumore visivo divisa in due sezioni. Ho creato la prima sezione animando capelli sintetici e cambiando diversi parametri come il loro spessore, la ricciosità, la rigidità, la gravità, e altri ancora. Le migliori sequenze sono state quindi assemblate e combinate fra loro. La seconda sezione è stata più complessa da creare. Come primo passo ho mappato alcuni tipi di rumore da me scelti su di una superficie sintetica piatta, e ho quindi creato numerose sequenze cambiando diversi parametri di ogni rumore. In questo modo ho ottenuto 66 sequenze per me interessanti. Ho poi combinato tutte le sequenze e ho selezionato le migliori, creando un primo livello di 116 nuove sequenze. Questo processo è stato particolarmente lungo, dato che per ogni sequenza sono state provate tutte le combinazioni con le altre. Inoltre ogni combinazione è stata provata usando diversi transfer modes: darken, multiply, linear burn, color burn, add, lighten, screen, linear dodge, color dodge, overlay, soft light, hard light, vivid light, pin light, difference, exclusion.Ho poi nuovamente scelto i 60 risultati più interessanti e li ho combinati ancora tra loro, sempre provando anche i vari transfer modes. Ho così ricavato un secondo livello di circa 230 nuove sequenze. A quel punto era per me difficile orientarmi fra le ulitme animazioni prodotte. Per questo motivo ho deciso di classificarle e di creare un archivio contenente differenti parametri relativi a ogni sequenza, ovvero l'animazione stessa, il suo titolo, categoria, qualità, durata, velocità, densità, luminosità globale e massima. Gli ultimi due parametri, luminosità globale e massima, sono stati ottenuti analizzando via software il primo fotogramma di ogni sequenza. Ho ricavato automaticamente anche altri parametri, come l'intensità media, il contrasto medio, il terzo momento, la morbidezza, l'uniformità e l'entropia. Anche se interessanti, questi parametri non sono poi stati utilizzati.Questo procedimento mi ha aiutato a scegliere ogni volta l'animazione più indicata da inserire nel montaggio della seconda sezione, per il quale ho scelto 40 sequenze considerando i parametri categoria, qualità, densità, e luminosità globale.Una volta terminata tutta l'animazione, ho analizzato la sua luminosità globale e ho deciso di tagliare alcune parti della seconda sezione per migliorare la fluidità del finale". (A. Abbado)

SAMSON REVISITED, 2003 - DVD , colour, music by Dino Ghezzo, 9‘. Una animazione commissionata dal compositore Dino Ghezzo per una performance che si è tenuta al Merkin concert hall, New York. Nelle parole di Dino Ghezzo, la piece "è un’estenzione della musica scritta per Samson Agonistes di John Milton, per una commissione della compagnia teatrale di Nancy bogen. Essa fu scritta con un occhio agli stili musicali del tempo di Milton amalgamati con l’arsenale elettronico dei nostri giorni. Samson Revisited, rappresenta la mia visione di una combinazione del tardo Rinascimento e del primo Barocco musicale che è proiettato attraverso la mente e l’orecchio di un compositore del XX o XXI Sec. " (A. Abbado)


PERCEPTUAL CORRESPONDENCES OF ABSTRACT ANIMATION AND SYNTHTEIC SOUND. TIMBRO, ANALISI E SINTESI: NUOVE ARCHITETTURE SONORE E CORRISPONDENZE VISIVE. "Un suono può essere pensato come un "oggetto sonoro", qualcosa che può essere complesso ma ha una precisa identità. Tale identità è definita dallo spettro del suono, la sua energia. Similmente, gli eventi visivi possono anch'essi essere considerati come oggetti indipendenti. La forma e il tipo di superficie definiscono l'identità di un oggetto visivo. Il timbro in campo sonoro e gli attributi forma/superficie nelle immagini sono i più potenti elementi percettivi degli oggetti audiovisivi. La loro corrispondenza dovrebbe, a mio avviso, formare la base di un nuovo linguaggio audiovisivo". Con questa frase inizia il 2° capitolo "Attributi timbro/forma-superficie". In questa parte Abbado prende in esame il ruolo del timbro all'interno della tradizione musicale occidentale ed orientale: se la prima è fondamentalmente basata sull'altezza dei suoni ed il ritmo, nella seconda il timbro ha sempre avuto un ruolo di pari importanza rispetto agli altri elementi. E' infatti nel '900 che il timbro ha cominciato ad acquisire una sua specifica importanza all'interno della gestione compositiva, grazie al contributo di Arnold Schönberg, il quale coniò il termine 'Klangfarbenmelodie' (melodie di timbri). Schönberg scrisse: "Penso che il suono riveli sé stesso per mezzo del timbro e che l'altezza non sia che una dimensione del timbro. Il timbro è quindi il tutto, l'altezza è parte di questo tutto, o meglio, l'altezza non è altro che il timbro misurato solo in una dimensione" (A. Schönberg, "Manuale di Armonia"). Con Schönberg bisogna citare Edgar Varèse, il quale fu il primo a creare delle composizioni completamente basate sul timbro. E' attraverso questi percorsi che il timbro diviene una delle aree di maggiore ricerca nella musica contemporanea e con la rivoluzione del computer e della computer music si entra in una nuova era: oltre alle infinite possibilità determinate dalla sintesi di nuovi suoni, aumentando a dismisura il numero di suoni a disposizione del compositore, diviene infine possibile un controllo del timbro prima impensabile attraverso l'analisi del suono e della sintesi, potendo così articolare le composizioni sulla base delle variazioni timbriche anzichè di altezza. Ed è proprio questo controllo sul timbro di matrice computazionale che può condurre a nuove strutture ed architetture sonore. La complessità dei nuovi timbri non può essere gestita ed analizzata come per i timbri del passato e la rappresentazione visiva interviene in aiuto nell'analisi, gestendo l'organizzazione della composizione musicale (il progetto "Dynamics" di Abbado si inserisce proprio in questo percorso tra il suono sintetico ed il timbro, indagando le possibilità del linguaggio visivo connesso alla composizione basata sul timbro anzichè sull'altezza). Nel territorio del visivo, se la forma è forse l'attributo che meglio definisce un oggetto, questa da sola non può coprire però la complessità percettiva e la ricchezza dei timbri. Si rende quindi necessario l'impiego di altre proprietà, quali il colore, l'illuminazione, la variazione di riflessione speculare della superficie, in modo da aggiungere espressivistà ad un oggetto visivo rappresentante un timbro. Il processo di associazione di una forma a un timbro richiede anche una corrispondenza tra gli attributi che si mettono in relazione, entrando così nel campo della soggettività (ad esempio: suoni armonici-forme morbide, suoni inarmoci-forme spigolose). Vasilij Vasil'evič Kandinskij in "Lo Spirituale nell'Arte" ("Concerning the Spiritual in Art") scrive: "In genere i colori pungenti sono adatti per le forme taglienti (come un triangolo giallo), e i colori morbidi e profondi sono adatti per le forme rotonde (come un cerchio blu) [...]. Il giallo, se guardato fermamente in ogni forma geometrica, ha un'influenza di disturbo, e rivela nel colore un carattere insistente e aggressivo"(Kandinskij, "Concerning the Spiritual in Art"). Essendo criteri propri dell'area della soggettività è estremamente complesso pensare ad una formalizzazione ed automatizzazione del processo di relazione tra oggetti uditivi ed oggetti visivi, entrando in gioco una moltitudine di fattori aleatori, quali l'intuizione o il retaggio psichico (subcosciente) di ognuno. Se un'automatizzazione di tale processo è difficile, è pur vero che un rigido metodo di corrispondenza rischia di portare ad una deriva meccanicista, che limita il processo creativo, con un inevitabile riscontro nel progetto finito.


QUESTA  la tesi di Laura Liotti su Adriano Abbado

I n p u t s :
 

sabato 14 giugno 2008

Process Music, sistemi generativi. Arte Metafisica, Concept Art e l'esperienza 'Web Stalker' (I/O/D) -software/net.art-

INTRO: "VISUAL AESTHETICS IN EARLY COMPUTING".

“Ho impiegato il calcolatore come se fosse un nuovo tipo di pianoforte, l’ho ‘suonato’ per produrre effetti visivi periodici con l’intenzione di rivelare fenomeni armonici, contrapposti a fenomeni inarmonici; per generare tensioni e rarefazioni, per formare strutture ritmiche partendo da configurazioni dinamiche, ripetitive e ordinate; per creare armonie dinamiche che l’occhio umano può percepire e godere […] posso affermare che le mie opere sono più vicine alla musica che al cinema, ciò che il mio lavoro ha in comune con la musica è questa configurazione ritmica di fenomeni periodici […] queste immagini possono suggerire come si stia concretizzando il parallelismo fra la grafica in movimento e i fenomeni armonici della musica. Esse sono un’indicazione di come una forma visiva possa essere concretizzata in elementi periodici per la costruzione, sia temporale sia spaziale, degli elementi visivi dinamici di una nuova arte astratta orientata sul ritmo”.

Così in un discorso del 1971 John Whitney spiegava il suo lavoro sperimentale di ricerca dell'armonia, in bilico tra composizione musicale e animazione astratta. Nel 1970 Whitney realizzò 'Matrix', un progetto di animazione digitale prodotto dal California Institute of Technology in collaborazione con l'IBM. Considerato da molti il padre della computer grafica, in realtà la sua opera rappresenta un punto d'unione tra i diversi campi delle forme elettroniche d'espressione, tra cui composizione musicale, cinema sperimentale, animazione digitale. Nel 1960 fonda la Motion Graphics Inc. in cui per la prima volta fu usato un computer analogico -inventato dallo stesso Whitney- per realizzare filmati. Nel 1970 Whitney raggiunge l'apice nella sua ricerca sulla sintesi digitale di suoni ed immagini, completando nel 1975 'Arabesque', un filmato di sette minuti su musica di Manoocheler Sadeghi, la cui tecnica si rifà direttamente alle composizioni di Schönberg. Il lavoro di Whitney si inserisce in un periodo in cui la macchina faceva ancora molta fatica ad affermarsi come mezzo per la mediazione del pensiero artistico ed 'Arabesque' in un certo senso funzionerà da propulsore per una nuova visione sull'elaboratore come mezzo per l'espressione artistica, in quel solido ma complesso equilibrio tra scienza ed arte. In esso infatti vi è una perfetta sintesi tra il flusso musicale dodecafonico e il vortice di forme astratte che si evolvono in un flusso fortemente psichedelico.

ALGORITMI, CODICI E PROCESSI ARTISTICI. 'WEB STALKER', DECOSTRUZIONI DEL BROWSER E PROTO-NET ART: UNA RIFLESSIONE SULLA REALTA' E LA MATRICE DI PROGRAMMAZIONE. Il testo che segue è in parte una riflessione ed un sunto del testo di 'Software Art' (di Florian Cramer e Ulrike Gabriel). Oggi è frequente vedere artisti dediti alla creazione di installazioni ed opere multimediali costruire da sè propri ensamble e software. Ma non sempre si tiene presente che per arrivare a questo si è passato attraverso un grande salto nella concezione stessa di intendere un processo estetico. Fino ad una decina di anni fa, il software, gli algoritmi e i codici di programmazione, non erano considerati materia o strumento per la produzione artistica. La 'software art' contiene in sè un enorme percorso di ricerca e sperimentazione sui sistemi e i processi dedicati alla produzione estetica. Nel 1997 il progetto londinese di arte digitale 'I/O/D' assemblò un browser fortemente sperimentale per il World Wide Web: 'Web Stalker'. Considerato un perfetto esempio di opera Net Art, 'Web Stalker', è anche uno dei primissimi esempi di software art. Invece di mostrare pagine regolarmente formattate, il browser eseguiva una visualizzazione decomposta e confusa dei siti web, mostrando i loro codici di controllo e la struttura di link. Il risultato era ovviamente un web illeggibile in quanto a funzionalità intrinseca del web. Ma a questa funzione veniva sostituita una diversa forma di consapevolezza ed un mezzo per raggiungerla: la visibilità dei codici infatti costituiva un ponte essenziale tra questi ed il segno digitale. In poche parole veniva disvelata una struttura portante, lo scheletro essenziale del World Wide Web: il segno digitale che appare sullo schermo è sempre e comunque legato ad una struttura di codici di programmazione e a formati di algoritmi ad esso legati. 'Web Stalker' fu quindi un'opera multimediale, proto-Net-Art che analizza il proprio mezzo artistico, e software art che instaura una riflessione su una questione molto, molto più estesa: la realtà è modellata dal software su una struttura celata nella subsuperficie. In ultima analisi una dimostrazione della famosa citazione di Alfred Korzybski inerente la realtà che ci circonda, "La Mappa Non è il Territorio"

SOFTWARE ART- MINIMALISMO- PROCESS MUSIC- CONCEPT ART. La software art non rimane un'espressione chiusa all'interno del suo strumento e del suo mezzo, ma si connette, esattamente come le riflessioni che solleva nella sua progettualità, con le altre forme espressive all'interno dell' "ars electronica". Proprio come la net.at confluisce nella software art e nelle arti visive, così queste confluiscono all'interno della composizione musicale ed elettronica. La musica generativa è un limpido esempio di questa interdisciplinarietà e multimedialità, attraverso la costruzione di codici e processi automatici che impartiscono ordini esecutivi, creando un meccanismo esecutivo ed un "sistema generativo o auto-generativo" (Musica generativa e minimalismo elettronico. Flussi strutturali ed esplorazioni dell'ambiente. (SSBD v.02 - e le applicazioni IXI Audio)). E' infatti nel minimalismo che si individuano gli antecedenti di una sistematizzazione dei meccanismi generativi e, automaticamente, è nel minimalismo che si individuano gli antecedenti della software art applicata alla composizione musicale. La 'Composizione 1961 No.1, January 1' di La Monte Young, compositore minimalista ed ex-Fluxus (Minimalismo e sperimentazione post-cageana. Confluenza e superamento del serialismo - "Un percorso verso la scoperta del minimo, esponente al massimo"), è da molti considerata una delle prime composizioni del minimalismo e al tempo stesso opera seminale della software art, per via delle istruzioni formali per l'esecuzione della performance di Fluxus ("Draw a straight line and follow it" ["Disegna una linea diritta e seguila"]). Gli estremi compositivi della process-music e le evoluzioni del dronology, sono in germe nel primo minimalismo, e al semplice schema di una musica circolare -ripetitive music- corrisponde una complessità espressa nell'arte concettuale (Concept Art), in cui l'Idea forma la materia del progetto artistico. A proposito della composizione di La Monte Young, scrivono Florian Cramer e Ulrike Gabriel in 'Software Art', nel catalogo del Festival d'arte Transmediale01 di Berlino:
“Questo pezzo può essere considerato un'opera seminale di software art perché le sue istruzioni sono formali. Allo stesso tempo, è estremizzata nelle sue conseguenze estetiche, nell'implicazione di attraversare uno spazio e tempo infiniti. A differenza della maggior parte della musica basata sulla notazione e il teatro scritto, la sua notazione non è esteticamente separata dalla performance. Ma se diventa praticamente impossibile eseguire fisicamente la notazione, essa diventa meta-fisica, concettuale, epistemologica, concettuale. In quanto tale, l'opera poteva fare da paradigma per la definizione data da Henry Flint nel 1961 di Concept Art come ‘arte la cui materia sono i concetti, tanto quanto la materia per esempio della musica sono i suoni’. Collegando l'arte dell'idea [concept art] ai formalismi artistici come la musica dodecafonica, Flynt sostiene che la struttura o l'idea [concept] di questi lavori è, presa in se stessa, esteticamente più interessante del prodotto della
loro esecuzione fisica. Per analogia, la software art può essere definita come un'arte il cui materiale è il software”.


Continuano in "Software Art" Florian Cramer e Ulrike Gabriel:
“Scrivere codici è un'attività profondamente personale. Il codice può essere un diario, poetico, oscuro, ironico o sovversivo, anacronistico o impossibile, può simulare e nascondere, ha una retorica e uno stile, può essere un punto di vista. Simili attributi possono dare l'impressione di contraddire il fatto che il controllo artistico sulle iterazioni generative del codice della macchina sia limitato, che il software sia stato scritto dall'artista o no. A differenza degli artisti che negli anni '60 seguivano le orme di Cage, gli artisti di software che abbiamo preso in considerazione sembrano concepire i sistemi generativi non come una negazione di
intenzionalità, ma come un equilibrio di casualità e controllo. Il codice del programma diventa allora un materiale con cui l'artista lavora consapevolmente. Lungi dall'essere semplicemente arte per delle macchine, la software art è profondamente legata alla soggettività artistica e al modo in cui si riflette e si estende in sistemi generativi”.
I n p u t s:

giovedì 12 giugno 2008

EMS Synthi A Virtual Synthesizer. Emulazione analogico modulare

Il Synthi AKS è la versione portatile (a valigetta) del Synthi A, sintetizzatore analogico modulare inglese del 1972. Per quanto riguarda funzioni e design interno è simile al VCS3. Come è noto EMS ha fatto la storia della musica elettronica, avendo un ruolo di primo piano nella sperimentazione estrema sulle forme d'onda e la generazione del suono. E' da qualche anno (2004) che è apparsa l'emulazione del Synthi A, riscuotendo un discreto successo tra gli amanti delle sonorità retrò più sperimentali, proponendo un'accurata riproduzione del comportamento funzionale del corrispettivo analogico EMS: è infatti una versione su licenza della stessa EMS. Ovviamente è un vst che si presta ad un uso specifico, esattamente come il suo storico corrispettivo: progressioni sonore dure e "squadrate", suoni crudi ed a primo impatto "datati". Ed è proprio nel "datato" che si cela l'emulazione. L'uso appropriato quindi risiede nella forte sperimentazione sul suono e nella ricerca di particolari automazioni. Anche perchè bisogna essere fortemente motivati per usare questo vst....350 euro! Onestamente troppi per un synth virtuale, pur rappresentando un'ottima sintesi dei due mondi: virtuale ed analogico, ed apportando delle features aggiuntive. (QUI si può dare un'occhiata ai prezzi EMS). E' possibile comunque provare la versione demo. Il Synthi A VS può essere usato sia come VST-Instrument sia come VST-insert-effect, attraverso il triggering dell'audio, gestendo la modulazione del suono esterno attraverso l'AVS. Dal sito emsrehberg.de:

"It's not the same, it's just the best of two worlds. Here is the very special sound of the Synthi A with its unique 256 modulation - matrix and its unique EMS-Filter now available as a VST-instrument! The complete feature range and frequency dual-knobs give you extremely fine control to recreate all those classical Synthi A sounds.... and let you make lots of new ones, too! Additional features: Full MIDI-implementation such as loading and saving sounds with all parameters, Automation of all knobs, pins and the joystick via MIDI-Sysex-data in realtime, patching the full range of MIDI-controllers to the modulation-matrix to play your Synthi Avs via MIDI-keyboard or MIDI-Sequencer".

Developement and design: Peter Dewald, factory-sounds: Ludwig Rehberg, Betatest: Kai Schliekelmann. Version 1.0: 04.04.04 - PRICE : 350 EURO /System requirements: PC - 1GHz or higher; 1024x768 optimized; Win 98 SE or Win XP; Asio Soundcard recommended; VST application (sequencer or audio software)

Inputs:

Frozen Elephants Music net.label -"The Map is not the Territory" (2k5) / minimal, glitch, electroacustica

Segnaliamo questa raccolta v/a del 2005, "The Map is not the Territory", dell'allora neonata 'Frozen Elephants Music', indie net.label tedesca molto interessante, che raccoglie musicmakers di varie nazionalità e orientata su sonorità glitch ed elettro/acustiche. Dal sito:
"FROZEN ELEPHANTS MUSIC is a non-profit collection of audio works focusing on new and dedicated approaches of electronic composition, improvisation and listening experiences, featuring an internatonal range of artists. Frozen Elephants Music is an online platform for the presentation and diffusion of these works, also hosting a concert series. We think, musical experimentation,
analog and/or digital, is they way to explore future paths of music and sound making. We are also interested in closing the gap between electronic music and electroacoustic composition, since their production techniques are becoming more and more approximate to each other".
Dalla presentazione di "The Map is not the Territory" sul sito FEM:
"By the end of 2005 free electronic music on the Internet has reached a peak point of abstraction and metaphor, presenting a remarkable range of open sound archives led by Artist-identities barely visible, gigabytes of fragmentary ideas and sketches, spliced, compiled and assembled into works of strange beauty. the territory of creative potential is nearly impossible to mark, neither to define and picture considering the number of artists and concepts. The first compilation by frozenelephantsmusic.com therefore aims to simply start an ongoing presentation of compositions from this wide field, presenting individual artist personalities and their work, considering the artistic process and its manifestation.For "The Map is not the Territory" F.E.M. gathered 11 pieces by artists from the UK, France, Sweden, Ireland, Germany, USA and Japan. The collection includes minimal, computer-based aesthetics, sensitive undulations of sound, natural reverberations, organic structures and fragile sonic architecture. To hear is not to listen".
Rilasciato sulla Rete nel dicembre 2005, "The Map is not the Territory" rappresenta quindi l'esordio di 'Frozen Elephants Music', ponendosi in qualche modo come un "manifesto" per le future releases dell'etichetta. FE001 è una raccolta in cui si indagano le dimensioni del soundscape, in maniera introspettiva, con profondissime escursioni sui suoni d'ambiente: sgocciolii, fruscii, suoni della pioggia e della natura, sequenze dilatate di piano ed "exploitazioni" sulla chitarra in classico stile glitch-elettroacustico; textures, noises, clicks estemporanei, drones infiniti. Una raccolta da segnalare quindi, che se da una parte, probabilmente, non aggiunge molto alla sperimentazione glitch/noise, da un'altra manifesta interessanti soluzioni sonore, in chiave assolutamente minimale, in cui alla ridondanza e alla ricchezza armonica si sostituisce la ricerca del minimo. I passaggi a nostro parere migliori della raccolta sono i rumori di strumentazione a corda di "Flotsam and Jetsam" (Jodi Cave), la quiete alienante della minimale sequenza di pianoforte sui clicks and cuts di "Tisane" (Fromage), i reverberi e il flusso della composizione di Eric Bollam in "001", il lavoro minimale e spettrale di Moritz Fehr in "Dead Space", che in 4 minuti e 30 secondi fa una discesa da capogiro verso il glitch e la sperimentazione elettroacustica più oscura ed estraniante, fino all'ottima apertura ambientale di Peter Prautzsch (il brano è "Hello"), portata avanti su un unica nota prolungata tra diverse sovrapposizioni strumentali. Da scaricare ed ascoltare in una noiosa giornata di pioggia.
"The Map is not the Territory" (Frozen Elephants Music):

(11 TRACKS / ZIP / mp3 / 192 KBPS / playlist/ ++ 84.6 MB)
Tracklist:
  • 01 Jodi Cave - Flotsam and Jetsam (9:28 min)
  • 02 Tisane - Fromage (3:35 min)
  • 03 Hulk - Elephant Memory (4:43 min)
  • 04 Krabatof Philharmonic Orchestra - Needle pleasure (6:12 min)
  • 05 Moritz Fehr - Dead Space (4:30 min)
  • 06 Nim - Humboldt Session (5:16 min)
  • 07 Yusuke Kamijima - Evil Sinks Devils Stink (8:59 min)
  • 08 Seltsam & Strahler - Tankerin in Seenot (3:58 min)
  • 09 Lars Nagler/Prism - Clank (6:57 min)
  • 10 Eric Bollman - 001 (6:42 min)
  • 11 Peter Prautzsch (Palac) - Hello (6:16 min)
Inputs:

domenica 8 giugno 2008

Ars Electronica. Festival for Art, Technology and Society. Linz, Thu 4 - Tue 9 September 2008

Ars Electronica is inviting artists, network nomads, theoreticians, technologists and legal scholars from all over the world to convene in Linz September 4-9, 2008. Their artistic and scientific findings will be presented at symposia, exhibitions, performances and interventions staged in settings that go beyond classical conference spaces and cultural venues to permeate the cityscape at large. And as a final test-run before Linz’s European Capital of Culture year in 2009, this production will heavily emphasize the interaction of our local network of cultural facilities and educational institutions.


A NEW CULTURAL ECONOMY. When Intellectual Property Runs Up against Its Limits. (Linz, April 24, 2008) In 2008, the Ars Electronica Festival is scrutinizing the value of intellectual property and thereby facing one of the core issues of our modern knowledgebased society: that of freedom of information vs. copyright protection, big profit-making opportunities vs. the vision of an open knowledge-based society that seeks to build its new economy on the basis of creativity and innovation. And beyond that, we want to hammer out practical, workable rules to govern this new reality. The 2008 Ars Electronica Festival. September 4 to 9. In Linz.

[first statement] Ars Electronica 2008 - A New Cultural Economy: The Limits of Intellectual Property. The age of copyright and intellectual property has reached its expiration date. A development that already manifested itself in the technical fundamentals of the Internet has reared its head in the actual practices of a young generation of users and is bringing forth a new economy of sharing and open access. With this provocative formulation, Ars Electronica is placing one of the core issues of modern knowledge-based society at the focal point of this year's festival program. What’s at stake: the value of intellectual property, freedom of information and copyright protection, big profit-making opportunities and the vision of an open knowledge-based society that seeks to build its new economy on the basis of creativity and innovation. The crux of the matter is that we still lack practical, workable rules and regulations governing this new reality and—of no small importance—that the task of coming up with them ought not to be left up to lawyers and MBAs alone.After all, regardless of the perspective from which one approaches this issue—that of the Internet pirates, the inventors of a new information commons, the pioneers of a sharing economy or the apologists of the creative industries—one thing remains true: if knowledge and content actually are to be the new capital of postindustrial society, then they have to circulate and be accessible by all.
[curatorial statement] Computers and the Internet has lowered the cost of communication and the creation and distribution of information so much that many fundamental notions of organizations, economics and property have completely changed or require major upgrades. There is a new generation of youth across the globe which lead the charge into this changing world, modifying their basic behaviors to adapt to technology as it develops. Some businesses and artists have been able to keep up with these trends while other struggle and fail. The much slower to adapt legal system is being pushed to its limits with organizations on all sides of the issues trying very hard to adapt outdated laws. Most of the new behaviors and organizations creating value have a completely different notion property. Intellectual property, while key to the post-industrial revolution nature of the firm, is more of an encumbrance than an asset to the sharing oriented mode of creation now central to the Internet. This year, we will bring together the users, artists, businesses, policy makers and academics involved intentionally or beyond their control in this change to understand this new world and to try to adapt to it. [Joichi Ito]

giovedì 5 giugno 2008

2008: due micro-table-synth a confronto: Access Virus TI Snow & Waldorf Blofeld


Due micro-table-synths teutonici di cui si è molto parlato ultimamente: Virus TI Snow e Blofeld. Il primo della Access, il secondo Waldorf. Entrambi desktop di piccole dimensioni e prezzi abbordabili. Tutti i modelli Virus sono da sempre sinonimo di potenza sonora, bassi profondi, suoni grassi ed acidi, di grande versatilità, giocando in casa con le sonorità techno/acid, d'n'b e nu-skool. E' in questi ambienti sonori, infatti, che l'Access Virus dà il meglio di sè, imbattuto da sempre, rimanendo in assoluto il miglior sintetizzatore per questo utilizzo. Da qualche tempo ormai la Total Integration ha inoltre portato il Virus un passo più in là dai comuni synth virtual-analog, dandogli una marcia in più verso l'integrazione totale con la DAW e la programmazione digitale. Il Blofeld è invece un ottimo table-synth, da impiegare nella costruzione di pad evolutivi e textures, dando il proprio meglio nei suoni "sottili" e nelle sonorità ambient.

Virus TI Snow è il nuovo modello di synth della linea Total Integration di Access Music. Più di 1000 suoni (64 performance multi, 512 patch RAM e 512 patch ROM) accessibili mediante il pannello di controllo. I controlli in real-time sono ovviamente limitati: per molti può essere un limite, per molti altri un vantaggio. Per synth come il Virus infatti è molto più comodo -per assurdo- l'assegnazione del knob condiviso in multi-funzione. L'editing del suono passa infatti attraverso diversi passaggi, tutti facilmente richiamabili in quel classico "lavoro ritmico" di digitazione e smanettamento sul knob. I 3 knobs programmabili garantiscono infatti il pieno controllo sui principali parametri delle patch (come filtri e inviluppo) senza entrare nel menu di programmazione. L'editing può anche essere gestito dal plug-in 'Virus Control', disponibile in formato VST, AU e RTAS. Il Virus TI Snow si differenzia dai precedenti Virus TI (desktop, tastiera e Polar) per il prezzo ridotto, ma è al 100% compatibile con tutte le patch create per la serie TI, potendo liberamente accedere alla moltitudine di librerie disponibili sulla Rete. L'oscillatore include i modelli virtual analog, hypersaw, wavetable e graintable. Ha una multitibricità a 4 parti e polifonia massima a 50 voci. Attraverso la sezione FX si ha accesso contemporaneamente ad effetti di reverb, delay, EQ, distortion, lo-fi, bass boost, phaser e chorus/flanger. La sezione filtri è dotata di un'emulazione in stile Moog a 1-4 poli con auto oscillazione. Il pannello posteriore presenta una coppia stereo di ingressi ed uscite analogiche, ingressi ed uscite MIDI, oltre alla connessione USB per il collegamento al computer, usufruendo così della tecnologia Total Integration. La suddetta tecnologia è certificata per i seguenti software host: Apple Logic 8, Steinberg Cubase 4, Ableton Live 7, Digidesign Pro Tools 7.4, Cakewalk Sonar 7, ImageLine- FL Studio 7.4.
  • Sistema Dual DSP con polifonia fino a 50 voci (in relazione alla complessità delle patch).
  • 512 patch RAM e 512 patch ROM, 64 multi-patch con multitimbricità a 4 parti.
  • L’oscillatore include i modelli Classic Virtual Analog, HyperSaw™, WaveTable, Graintable e Formant.
  • 2 filtri multi modo (HP, LP, BP, BS) e 1 filtro analogico (su modello del leggendario filtro del MiniMoog™) a 1-4 poli.
  • Delay e reverb indipendenti per ciascuna delle parti della modalità multi.
  • Effetti di reverb e delay, chorus, phaser, ring modulator, distortion, lo-fi, 3 band EQ e Analog Boost bass enhancer.
  • Adaptive control smoothing per la modulazione priva di distorsione su i più importanti parametri.
  • Arpeggiatore programmabile a 32 step.
  • Utilizzo di ingressi ed uscite audio/MIDI per impiegarlo come interfaccia all'interno di un sequencer.
  • 2 uscite analogiche bilanciate a +4 dB con convertitori D/A a 24bit / 192KHz.
  • 2 ingressi analogici con convertitori A/D a 24bit.
  • 3 coppie di uscite stereo virtuali in modalità plug-in. 1 coppia di I/O MIDI.
  • Rifiniture, display e led bianchi. Pannello frontale in mogano. 6 manopole, 21 pulsanti, 18 led.
  • Compatibile con le specifiche USB 2.0, dispositivi USB e High-Speed USB.

Waldorf Blofeld è un modulo con tecnologia Virtual Analog e WaveTable (basato sulla tecnologia PPG), multitimbrico a 16 parti con 25 voci, 3 oscillatori per voce, arpeggiatore e connessione USB. La resa sonora è quella tipica dei synth Waldorf, che spaziano da sonorità ricche e potenti ad ottimi pad evolutivi. Le caratteristiche del Blofeld sono molto simili a quelle del MicroQ, con aggiunta le wavetable derivanti dal MicroWave, una buona sezione filtri e modulazione, display grafico e porta USB per il MIDI in e out. Fondamentalmente appare come una revisitazione dei noti synth Waldorf, racchiusi in un piccolissimo e portabilissimo chassis, con pannello frontale intuitivo e knobs multi-funzione; e ovviamente un ottimo prezzo che si aggira intorno ai 350-400 euro. L'editing del suono risulta molto semplice, grazie ai parametri più significativi gestibili attraverso le manopole sul pannello frontale. La gestione infatti è basata tutta sulla digitazione, i knobs e una griglia dei parametri. Il display grafico offre un ottimo feedback per la gestione e la visualizzazione del proprio lavoro, del routing del segnale e molto altro, oltre all'intuitivo arpeggiatore, liberamente programmabile. Il sistema di sintesi basato sullo storico PPG Wave (wavetable synthesizer) garantisce una timbrica particolare, ben riconoscibile, dal tratto cristallino.
  • Unbeatable price tag
  • sturdy Metal Enclosure
  • 7 endless stainless steel Dial
  • Graphic Display 128 x 64 pixels, b/w, white background LED
  • more than 1000 Sounds
  • 3 Oscillators per voice
  • Frequency Modulation between the Oscillators
  • All Q Oscillator Models
  • All Microwave II/XT/XTk Wavetables
  • 2 independent Multi Mode Filters per voice
  • Filter FM
  • 2 Drive stages per voice with selectable Drive Curves
  • 3 fast LFOs per voice
  • 4 fast Envelopes per voice
  • freely programmable Arpeggiator Pattern with up to 16 Steps per Sound
  • up to 25 Voices
  • 16 part multi timbral
  • USB Connector for MIDI In / Out
I n p u t s :

mercoledì 21 maggio 2008

Minimalismo e sperimentazione post-cageana. Confluenza e superamento del serialismo - "Un percorso verso la scoperta del minimo, esponente al massimo"

LO "SCOLPIRE ESSENZIALE" DELLA REALTA'. ELEMENTI DI CONTINUITA' E DI CONTRASTO CON L'ESPRESSIONISMO ASTRATTO. In questo articolo ci confrontiamo con il minimalismo in quanto catalizzatore dei movimenti seriali, aleatori, concreti della Neue Musik, della seconda metà del '900, momento fondamentale nella costruzione di una visione artistica "essenziale" che proietterà direttamente i movimenti verso le derive estreme del modernismo e dell'arte post-moderna, insieme ai basilari propulsori dell'astrattismo e dell'espressionismo. Nel complesso l'arte minimalista opera in un'ottica di riduzione della realtà, una ricerca puramente astratta ed oggettiva, epurata dalle ingerenze del soggetto creativo, priva dell'elemento decorativo ed extra-strutturale. L'arte minimale ricerca gli elementi strutturali, riduce all'osso e mostra lo scheletro di una realtà; nel visivo come nel sonoro. Se in quest'ultimo ambito ricetta le pulsioni seriali e dodecafoniche, concrete ed aleatorie, nel complesso però pone questioni di contrasto -almeno in prima analisi- con l'espressionismo: l'oggettivizzazione e la ricerca della struttura essenziale opera inevitabilmente un'epurazione dei caratteri espressivi, delle pulsioni del soggetto creativo. Se l'espressionismo privilegia il dato emotivo della realtà rispetto a quello proprio della percezione oggettiva, in una deformazione alienante e disperata, estrema, trasfigurante, talvolta ridondante, talvolta ridotta all'essenziale, il minimalismo va invece nella direzione di una linearità strutturalista, astratta, numerica e concettuale. Mentre l'espressionismo vomita dritto in faccia uno stato emozionale ed esistenziale, attraverso un tratto (visivo e sonoro) forte, incisivo, inequivocabile, l'elaborazione minimalista si limita ad evocare, sottostante una forma astratta, il medesimo dato emozionale, attraverso matrici e forme geometriche essenziali, sequenze in serie, un rigore esecutivo ed in assenza di dati extra-strutturali.

LA SINTESI MINIMALISTA. MINIMAL TEXTURALISM, CRISTALLIZZAZIONE E MASSIMIZZAZIONE DELL'ATTIMO. Dagli elementi generali della Minimal Art è essenziale entrare nella specificità dell'ambito sonoro. Quì il minimalismo pone una "crasi" interessante di genere musicale, sintetizzando i dati compositivi più distanti tra loro: l'approccio è variegato, sospinto verso diverse forme di espressione, detiene una continuità negli elementi diversificati, propone una linearità dei flussi sonori e percettivi. La composizione minimale si adegua e coincide infatti con la percezione minimale del tessuto sonoro. L'essenzialità della texture pone in essere una ricerca estetica sul suono, una ricerca nel dettaglio mai tentata prima. Il tratto fondamentale di questa modalità compositiva è infatti il percorso a spirale, una costante ripetitività degli elementi della sequenza, che induce ad un'analisi dell'attimo, in un processo di cristallizzazione e massimizzazione degli elementi ("meno elementi da codificare ed elaborare per una maggiore memorizzazione"). La composizione minimalista procede come lo srotolamento di una pellicola, entrando nel dettaglio del singolo frame, che proiettato dà una visione precisa ed analitica del dettaglio. Se in molti ambiti dell'arte moderna si ricerca la contaminazione e la reciproca influenza per un arricchimento espressivo, nel minimalismo si và invece nella direzione di una ricerca della purezza, "attraverso la sua struttura chiara e definita", alla riscoperta dell'onda sinusoidale, l'unico ed essenziale movimento oscillatorio, il suono "puro", composto da una sola frequenza. Meccanismi compositivi circolari quindi, ma che offrono un equilibrio sferico, tridimensionale. E' il caso ad esempio della musica di Philip Glass. "Sintassi numerica frattale, ipertestuale, connessa a risvolti e lampi melodici [...] Un percorso verso la scoperta del minimo, esponente al massimo"(Harlock.it).

I PERCORSI DEL MINIMALISMO SONORO POST-CAGE. SINTASSI COMPOSITIVA "MICRO-CELLULARE" E LA SCOMPOSIZIONE MINIMA DEL SUONO. Come già abbiamo affermato all'inizio il minimalismo sonoro è un impulso smosso da una confluenza di attitudini seriali, dodecafoniche, concrete, aleatorie, ma da subito -divenendone emblema- rompe con quelle specifiche pulsioni provenienti dall'Europa e in particolare da Darmstadt. Se è infatti vero che il minimalismo si pose come reazione a determinate chiusure del serialismo e dell'avanguardia viennese, è anche vero che, come lo stesso La Monte Young affermò, i suoi esponenti trassero proprio da Webern le loro primissime riflessioni sulla ripetizione ed è proprio dal concettualismo e dalla twelve-tone music che nasce la prima ricerca minimalista. La minimal infatti ha origine negli Stati Uniti e da precise personalità quali Philip Glass, Steve Reich, La Monte Young, Terry Riley, una generazione di compositori americani -definiti anche post-cageani- che verso la metà degli anni '60 voleva cambiare le modalità con cui la musica contemporanea si offriva al pubblico, giungendo ad un punto di rottura con i cinquant'anni di storia della musica dodecafonica, entrata, secondo Philip Glass, nel vicolo cieco delle nicchie avanguardistiche. Il minimalismo non si organizzò quindi come un movimento ideologico ("non c'era una scuola come quella di Darmstadt, o una rivista cui far riferimento" P.Glass) e, sempre secondo Glass, nel 1974, dopo soli dieci anni, il minimalismo aveva già espresso gran parte delle sue "linee-guida". E' nel dettaglio della s/composizione e delle procedure "modulari" che si giocano gli esiti del minimalismo sonoro. Il percorso compositivo infatti procede nella direzione di una estrema semplificazione degli elementi strutturali e l'architettura sonora si evolve su frames e sequenze ritmiche essenziali, muovendosi attraverso un'ossessiva ripetitività di tali moduli, e deponendo nel costrutto timbrico ed armonico l'elemento evolutivo della composizione. In questo senso è proprio nella musica elettronica che il minimalismo trova le sue più alte vette espressive, proprio per via della diversificazione e della ricercatezza del "suono inusuale", "artefatto", geometricamente modellabile attraverso l'elaborazione numerica delle matrici. Riley, Reich, La Monte, Glass (il più noto e longevo degli originari minimalisti) hanno orientato il proprio percorso compositivo verso la dettagliata scomposizione delle scritture minime del suono e la procedura è quella delle microvariazioni e delle sovrapposizioni progressive attraverso strutture matematiche che rappresentano architetture ritmiche e melodiche (non è un caso che la più fedele sintesi della composizione minimalista sia espressa nel saggio intitolato "Music as a gradual process", di Steve Reich). E' in questo senso che la scrittura coincide con la percezione (e precisamente con la definizione del genere 'minimalismo'), ma la ripetitività della sequenza entra in contrapposizione con la complessità e la moltiplicazione esponenziale delle combinazioni timbriche. Ogni cellula, ogni frame, ogni modulo vive di una propria stabilità all'interno della propria micro-struttura e al contempo alimenta il complesso strutturale dell'intera composizione: un linguaggio molecolare. All'interno del percorso di dilatazione della tonalità e di perdita della funzione del cromatismo, i minimalisti giungono ad un'idea di neo-tonalità, ispirandosi in seguito ad approcci distanti dalla visione occidentale, al jazz, alla politonalità e alle sovrapposizioni di suoni. E' in questo modo che il minimalismo conduce la musica occidentale verso influenze nuove ed "altre", verso un primitivo minimalismo naturale, spingendosi in pieni anni '90 verso le derive acustiche ed elettroniche dell'ambient, grazie ad interessanti collaborazioni tra i minimalisti ed i nuovi musicisti della nascente ambient-music. E' infatti nei lavori dei minimalisti americani diatonici, nella dilatazione del tempo e dello spazio sonoro, nella ripetitività che si trovano in seme le future evoluzioni di certa electronic music e del dronology.

LE EVOLUZIONI NEL POST-MINIMALISMO. Come si è visto i tratti del minimalismo sonoro hanno una derivazione variegata, si dipanano attraverso molteplici esperienze e molteplici personalità. Nei primissimi anni '60 LaMonte Young "concepisce quella eternal music senza tempo e senza spazio, un drone infinito in pieno riflusso post-Fluxus e post-Cage"('S.Reich70'), interessandosi allo stesso modo ai processi aleatori e al puntillismo weberniano. Con Young c'è Terry Riley, considerato il vero padre del minimalismo grazie alla composizione-concept "IN C", che nel 1964 indaga il concetto di ripetizione. Steve Reich introduce il phasing (“Ho scoperto che la musica più interessante in assoluto consiste semplicemente nell’allineare i loop all’unisono e lasciarli uscire lentamente fuori fase tra loro” [Steve Reich]), progressiva sovrapposizione di voci che sperimenta inizialmente su nastro ed in seguito porta in un ensamble di musicisti, tra i quali c'è Philip Glass. Quest'ultimo diviene il quarto elemento di una iniziale "triade minimalista", distaccandosi presto dallo stretto minimalismo per allargare il proprio campo d'azione (negli anni '90 è nota ad esempio la collaborazione con Aphex Twin per cui effettua diversi arrangiamenti ed orchestra 'ICCT Hedral'). E' Michael Nyman a dare la prima definizione di 'minimalismo' e ad approfondire l'argomento del metodo nel saggio "Experimental music: Cage and beyond". Le prime composizioni di Young e di Reich sono implicate in una profonda prospettiva dodecafonica e seriale, le origini stesse del minimalismo affondano nelle sperimentazioni concrete, nella tape-music, nel puntillismo di Webern, nell'alea di Cage, tentandone un superamento che si esplica in un rovesciamento di traiettoria. Il compattissimo fronte di Darmstadt si risolve in una non-unitaria metodologia di composizione che attinge da Fluxus, dall'elettronica, da Webern, dalla concreta, che sperimenta la microvariazione e le oscillazioni ritmiche, la microcomposizione ed i moduli compositivi circolari. Nonostante i minimalisti condividessero l'essenzialità della composizione, ognuno di questi portò avanti diverse tecniche compositive: processi aleatori (Riley), aggiunta e sottrazione progressiva del materiale (Glass e Reich), phasing (ancora Reich), rappresentano il punto di partenza teorico-tecnico. Nel 1968 Reich formula la teoria della "musica come processo graduale" nel saggio "Music as a gradual process", in cui sintetizza il procedimento di "variazione minima" del minimalismo ed in cui afferma la totale assenza di improvvisazione in tale metodo. "In pratica i primi anni di composizione servono a stabilire che l'atonalita' non e' l'unica alternativa alla tradizione della musica borghese. Reich propone di creare movimento senza ricorrere alle regole dei codici armonici, ma lasciando che esso si generi spontaneamente attraverso la ripetitivita' minimale. E' inevitabile allora la riscoperta del ritmo. Questa intuizione sblocca lo stallo in cui si trovava il minimalismo e la sua applicazione consente di erigere architetture piu' elaborate, con strumentazioni estese e algoritmi intricati"(Scaruffi). Attraverso molteplici sperimentazioni diatoniche il minimalismo si evolve negli esiti del post-minimalismo, nella process music e nella sperimentale inglese systems music.
°vedi anche il post: Musica generativa e minimalismo elettronico. Flussi strutturali ed esplorazioni dell'ambiente. (SSBD v.02 - e le applicazioni IXI Audio)


Inputs:

venerdì 4 aprile 2008

P.Boulez- automatizzazioni, alea controllata, serialità pluriparametrica. Metodo e percezione: alienazione, astrazione e 'formalizzazione del rumore'

"Fra il 1957 e il 1962 un eminente genio della scena contemporanea ha lavorato a “Pli selon Pli”, basato su poemi di Mallarmé; il suo nome risuona ancora nell’aria: Pierre Boulez, direttore d’orchestra, musicista, saggista e direttore dell’I.R.C.A.M. per più di vent’anni (dal 1970 al 1992). Grazie all’idea di un libro in cui la mobilità dei fogli diviene metafora della mobilità dei percorsi molteplici (oggi si direbbe dei processi) dell’esistenza, Mallarmé viene a prefigurarsi come una specie di nume tutelare per Boulez e dal suo benefico influsso nasce proprio questo - e non solo - difficile e mirabile componimento. Cinque brani per soprano e strumenti, complicati come solo la più puntigliosa musica seriale sa essere, in cui Boulez si mette a esplorare il terreno della forma aperta e dell’alea controllata, nella quale l’interprete può scegliere solo tra ipotesi casuali ben definite. A differenza di Maderna e delle sue “dimensioni”, Pierre Boulez cerca di esasperare il discorso musicale, specializzandosi negli improvvisi buchi neri che caratterizzano “Pli selon Pli”. Il dilemma oggi è: c’è qualcuno in grado di osare a tal punto?" [it.qoob.tv]
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DALLO STRUTTURALISMO GEOMETRICO VERSO LA MUSICA COGNITIVA E LA MUSICOLOGIA COMPUTAZIONALE. Ancora serialità post-weberniana e gli avanzamenti espressivi nella 'Neue Musik', il panorama europeo delle avanguardie e la sistematizzazione degli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, Germania. Lo studio parte dagli approcci sperimentali (e teorici) delle diverse personalità che hanno sospinto l'evoluzione dell' art music verso le derive del numero, dell'algoritmo, del calcolo probabilistico, delle matrici, della serialità. In questa sintesi si tenta la restituzione a ruolo centrale all'interno della musica europea dell'opera di Pierre Boulez (direttore dell'IRCAM dalla sua costituzione nel 1970, fino al 1992) e delle procedure compositive per matrici. Il riferimento principale da cui parte questa sezione della ricerca è tratto dal testo "Le trasformazioni geometriche espresse attraverso le matrici nel procedimento compositivo di Pierre Boulez: la serialità integrale in Structures I per due pianoforti. Proposte Didattiche", di Daniela Galante. L'accenno a "Structures I" è finalizzato a evidenziare una questione più ampia, che è quella a cui tende parte di questa ricerca e che ci interessa direttamente: il territorio interdisciplinare che si è aperto prepotentemente nella Neue Musik attraverso il serialismo e le convergenze della matematica, delle teorie scientifiche nella musica contemporanea - questione preliminare ai nostri successivi studi sulla musica cognitiva e la composizione musicale assistita, sintesi dell'informatica musicale e della musicologia computazionale; che esploreremo con diverse ricerche proprio per l'importanza nella costituzione di un'elettronica digitale che arriva fino ai giorni nostri nelle evoluzioni dell'electronic art music. Nella conclusione si delineano i primissimi elementi "dialettici" che stanno alla base della composizione metaelettronica.

MATEMATIZZAZIONE NELLA RADICALIZZAZIONE DELLA SERIALITA' (PLURIPARAMETRICA). PIERRE BOULEZ E LE ISTANZE POST-WEBERNIANE. Come si è già analizzato nei post precedenti, l'esaurirsi del sistema tonale nel tardo '800, è passato attraverso diversi gradi di saturazione -corrispondente, dal punto di vista opposto, al percorso di 'emancipazione della dissonanza'-, spingendosi fino alle derive e ai confini estremi della tonalità e dell'eccessivo cromatismo (si pensi all'immensa opera Wagneriana), cominciando una graduale "destrutturazione" del sistema tonale tradizionale, dalle funzioni alle gerarchie dei gradi armonici. I movimenti che confluirono nel percorso costitutivo di una "nuova musica europea d'avanguardia" furono molteplici e di varia natura, ma il confine primario è segnato da Scheonberg e la II° Scuola di Vienna, fino alla successiva sistematizzazione nei Ferienkurse di Darmstadt. La base quindi è il nuovo metodo dodecafonico e il principio seriale: lo schema, in sintesi, è quello di una successione preordinata di suoni (serie) in cui una nota non si ripete finchè non siano state impiegate le altre, e la disposizione delle note si basa sugli schemi di: inversione, retrogradazione, retrogradazione dell'inversione e trasposizioni seriali (vedesi il post "Pantonalità, twelve-tone technique, serialismo integrale. verso un momento Espressionista dell'electronic music."). In questo contesto di continui avanzamenti dei confini espressivi e di una estrema ricerca in direzione di un'astrazione e dispersione percettiva delle assi portanti della composizione, si pone l'opera di Pierre Boulez che -insieme ad Anton Webern- è stato personaggio centrale per le evoluzioni della musica contemporanea per come oggi la conosciamo (soprattutto sul versante dell'avant-garde propriamente detta). Questa centralità di Boulez deriva dalla sua costante pulsione verso l'integralità e la radicalizzazione del sistema seriale, raccogliendo talune istanze teoriche e compositive espresse da Anton Webern. Il tentativo di Boulez di serializzare ogni fattore costitutivo della composizione porta infatti alle estreme conseguenze il puntillismo di Webern, in una deriva radicale, visionaria ed utopica dello stesso serialismo. Nel 1952, con l'articolo "Schoenberg è morto!", Boulez accusa la dodecafonia schoenberghiana di essersi auto-limitata a serializzare solo le altezze, sostenendo invece la necessità di sviluppare precise intuizioni di Webern che estendono la serializzazione ai molteplici elementi della composizione (durata, intensità, timbro). La serialità integrale si dirige quindi verso una rottura totale nei confronti della tradizione, rompendo ogni possibile connessione col passato e rispondendo inoltre alla fortissima esigenza di superamento del soggettivismo tardo-romantico, riazzerando ogni processo artistico precedente nella ricerca di un linguaggio oggettivo (si esplicano compiutamente "le utopie" di Darmstadt). Primo passo verso la radicalizzazione dei linguaggi espressivi, verso la formalizzazione delle avanguardie estreme sul piano artistico e, nondimeno, su quello socio-politico.

ASTRAZIONE E ALIENAZIONE- 'GRADO ZERO'. "STRUCTURES": TRA COMPOSIZIONE AUTOMATICA/ORDINE SERIALE E STRUTTURAZIONI PERCETTIVE ALEATORIE. Per analizzare "Structures I" è necessario soffermarsi su quelle che sono le conseguenze sonore e percettive del processo di radicalizzazione dell'architettura seriale. Questa tecnica di estremizzazione restituisce un risultato percettivo assolutamente alienante, trasforma il flusso compositivo in un agglomerato in-umano e dis-umanizzante, la soggettività emotiva del compositore si annulla nella complessità della serializzazione estesa ad ogni possibile elemento della composizione ('grado zero'). Boulez insegue una Volontà nichilistica di azzeramento, far "tabula rasa" di ogni eredità del passato, la Volontà di costruire un linguaggio oggettivo, affidato alla completa pre-determinazione del materiale, depurato da ogni ingerenza del soggetto, entrando così nel vivo di quell'astrazione utopica che muoveva i compositori del fronte di Darmstadt e formalizzando l'alienazione. Le "Structures" indagano le possibilità di una composizione automatica, in cui l'ordine seriale sfocia nel suo contrario a livello percettivo, dove l'estrema differenziazione degli elementi supera le reali facoltà uditive. Ricorda esattamente la stratificazione di livelli acustici messi in atto nella musica di Iannis Xenakis, in cui l'ordine matematico e architettonico delle composizioni stocastiche markoviane supera le possibili facoltà percettive dell'ascoltatore, manifestandosi come un caos cosmico in espansione in una inquadratura distante, ed assumendo invece una perfezione estrema nel dettaglio compositivo dell'ordine matematico ad uno sguardo ravvicinato. Frattali e sezioni auree nel caos visivo della materia. La risoluzione dell'iperdeterminismo seriale nel suo opposto percettivo giunge ad una svolta (liberatoria) con l'ingresso di John Cage a Darmstadt, la cui musica è pervasa dall'evento probabilistico del caso, fino alla libertà interpretativa ed esecutiva dell'Alea. Boulez intanto continua su un percorso speculativo sperimentale, in bilico tra elementi di disordine percettivo, libertà aleatoria e la volontà di "assorbire il caso", addomesticandolo alla propria Volontà Compositiva.

STRUTTURALISMO E NEO-SERIALITA'. DALLA GESTALT E IL COGNITIVISMO ALLA "MECCANIZZAZIONE" DEL MATERIALE SONORO. VERSO L'ESSENZA PIU' INTIMA DELLA MUSICA ELETTRONICA. A partire dalle istanze strutturaliste, passando attraverso le teorie psicanalitiche della Gestalt e degli insiemi, gli sforzi neoseriali di condurre il linguggio musicale verso strutture unitarie si sono scontrati e confrontati con i nuovi percorsi della 'matematica sperimentale' del '900. Gli orizzonti espressivi si sono allargati attraverso il largo raggio della riflessione inter-disciplinare, le teorie scientifiche hanno determinato i risvolti compositivi sperimentali e con Pierre Boulez si è aperta la fase più radicale dell'astrattismo seriale -soprattutto con 'Structures I'-, poggiando la composizione per serie pluriparametriche (serializzazione di tutte le componenti sonore) a matrici e modelli numerici. Le considerazioni di Boulez (tra strutturalismo scientifico e ricerca assiomatica), sono sempre state tese ad immaginare l'equivalente in musica dei modelli rappresentativi dello strutturalismo e "l'assiomatica offriva dunque il supporto teorico al compito urgente dell'avanguardia musicale di affidarsi alle sole regole compositive tratte dalle relazioni stabilite dal formalismo. Boulez indicava addirittura lo schema di assiomi con cui definire "un universo formale perfettamente costituito e logicamente fondato"" ("Complessità e non-linearità nel pensiero musicale contemporaneo", Angelo Orcalli). La comprensione dell'opera di Boulez deve partire da un'attenta riflessione sul termine "struttura" ("Del mondo possiamo conoscere la struttura, non l'essenza. Lo pensiamo in termini di relazioni, di funzioni, non di sostanze e di accidenti"), inseguendo i percorsi teorici che nello strutturalismo hanno definito complessi insiemi impiegabili in architetture visive e sonore (attraverso una progressiva sostituzione della deduzione [logica] all'intuizione). Ciò che viene richiesto alla musica, in linea con il formalismo assiomatico, è di impiegare il 'dato' e l'insieme di relazioni di una struttura per rappresentare il trascendente (tale rappresentazione, come è ovvio che sia, può passare unicamente attraverso il simbolo: unico mezzo rappresentativo di cui l'essere può disporre per rappresentare quelle aree evanescenti del trascendente e dello "spirito"). A questo processo rappresentativo non si sottrae ovviamente il serialismo e Pierre Boulez; quest'ultimo, proprio nel periodo di "Structures", si muove nella direzione di una scrittura totalmente "ri-formalizzata", partendo da un 'grado zero' nel tentativo di automatizzare il materiale sonoro ed effettuare una complessa sintesi di meccanizzazione della composizione. Come già si è visto, tale "procedura" significava un totale annullamento della volontà del compositore, un superamento dei livelli emotivi, restituendo la composizione alla sua più intima realtà, epurata da ogni compromesso dettato dall"intelletto creativo. E' quì che l'opera di Boulez si incrocia con quella di John Cage -sulla questione dell'imprevedibilità'-, attraversando in qualche modo l'alea, ma passando oltre verso la ricerca di un 'controllo dell'automatizzazione'. Da una lettera a John Cage del dicembre 1951, Boulez scrive a riguardo del margine di imprevedibilità insito in tali automatismi: "La sola cosa, mi scuserai, che non trovo adeguata è il metodo del caso assoluto, credo che il caso debba essere molto controllato. nelle interpolazioni e nelle interferenze delle differenti serie [...] vi è già abbastanza di ignoto".

LO SCARTO TRA IL METODO E LA PERCEZIONE: LA RICERCA DI NUOVI MODELLI E LA 'FORMALIZZAZIONE DEL RUMORE'. La ricerca in questa direzione è complessa. In un caso e nell'altro. Attraverso il calcolo combinatorio e il metodo seriale, il preordinamento e la rigorosa determinazione del materiale sonoro, non consente comunque una percezione altrettanto cosciente di tale determinazione in termini di un ordine controllato, ma, al contrario, l'ascolto di tali procedure genera la sensazione, non ricercata, di totale casualità, in una percezione delle frequenze proprie del rumore e una dispersione di queste verso una totale "dissonanza" dei parametri portanti della composizione. E questo rischia di mettere seriamente in crisi l'intero assetto teorico e metodologico di tale "iperdeterminismo" compositivo delle serie. Tale scarto tra il metodo e la percezione ha quindi inevitabilmente condotto verso la necessità e la ricerca di nuovi modelli. Questa direzione porta l'intero assetto metodologico verso quella che quì definiamo la "FORMALIZZAZIONE DEL RUMORE", l'integrazione del rumore nel processo compositivo. La musica europea d'avanguardia si scontrava con quell'idea propria di un futuro ormai vicinissimo in cui le frequenze della dissonanza trovavano piena accoglienza nella composizione, individuando e definendo per intero nuovi modelli di metodo a cui poter far aderire la composizione: è il punto d'arrivo di quel complesso percorso, analizzato nei precedenti post, definito come "emancipazione della dissonanza" - il percorso avanguardistico a cui l'odierna concezione della musica elettronica deve tutta la sua più intima essenza. In questo percorso verso il futuro della musica elettronica e della composizione assistita, si inseriscono una moltitudine di esperienze compositive sperimentali, tra cui quella fondamentale di Iannis Xenakis (padre della musica stocastica), che pone in equilibrio diversi elementi teorico-metodologici verso una "texture musicale" tra automatismo, calcolo combinatorio e modelli stocastici Markoviani.
"Per superare l'impasse di un universo compositivo privo di gerarchie, trasfusa la prima pratica elettronica nella tecnica orchestrale, compositori come György Ligeti, Krzysztof Penderecki e lo stesso Xenakis daranno forma ad aggregati sonori i cui singoli timbri strumentali vengono elaborati ed integrati in strutture complesse nelle quali i caratteri individuali di ogni strumento cedono a vantaggio della formazione di un timbro globale, risultato dell'integrazione delle varie componenti sonore che si fondono in textures"["Complessità e non-linearità nel pensiero musicale contemporaneo"
-Angelo Orcalli].
Il modello seriale è nella sua più intima essenza una reazione radicale al pensiero classicista, legato ad un'illusione di un ordine/armonia universale immutabile, che si esplica nelle perfette simmetrie del contrappunto classico e nell'estrema periodicità delle sequenze: "queste regolarità generavano un quadro spazio-temporale astratto, un reticolo che sembrava preesistere alle cose che vi appaiono, esse donavano dunque l'illusione dell'esperienza assoluta di un ordine obiettivo" (Henri Pousseur).
"E finiva per riconoscere che, anche in Webern, l'esistenza eventuale di un ordine prestabilito non veniva negata, ma semplicemente sottaciuta. Il vero fattore dirompente sarà rappresentato dal rumore: il massimo disordine, l'essenziale aperiodicità del materiale musicale. Con Déserts Varése imprimerà un'accelerazione al linguaggio musicale determinandone la frantumazione, peraltro necessaria alla sua evoluzione. La sua oscura definizione di musica come arte-scienza che si manifesta attraverso la corporificazione dell'intelligenza che é nei suoni (definizione che egli trae erroneamente da Wronski) preannunzia infatti la scissione tra una sintassi astrattamente concepita, inventata o suggerita da analogie ed isomorfismi tra campi differenti del sapere, ed un ordine derivato dalla percezione di gradi di correlazione presenti a priori nella materia sonora. Tematica tuttora dominante nella ricerca elettronica. L'organizzazione del suono in rapporto alle sue forme acustiche ha orientato l'attenzione uditiva verso il sonoro. L'interesse per oggetti instabili, complessi dotati di un ordine non immediatamente percettibile ha posto il problema della loro classificazione. A seguito degli studi di Pierre Schaeffer e Abraham Moles sugli oggetti sonori si é potuto cogliere l'importanza teorica ed estetica della presenza del rumore anche nei suoni orchestrali più netti" ["Complessità e non-linearità nel pensiero musicale contemporaneo" -Angelo Orcalli].

DISPERSIONE NELLA SERIALIZZAZIONE MULTIDIMENSIONALE E AUTOMATIZZAZIONE DEI PROCESSI ESTETICI. L'ULTIMA FRONTIERA: LA 'DIALETTICA' DEGLI ELEMENTI AUTOMATICI E DEI PROCESSI ALEATORI. Partendo da elementi estratti dall'opera di Olivier Messiaen (nel tentativo di raggiungere il 'grado zero' della composizione, l'annullamento della soggettività emotiva dell'autore e -fin quanto possibile- del suo stesso agire compositivo) Boulez applica trasformazioni geometriche attraverso una complessa griglia numerica espressa in forma di matrice, costituendo una base per ogni possibile scelta compositiva. Giunge ad una vera automatizzazione dell'atto compositivo e ad una alienazione del sentire emotivo espresso attraverso l'atto creativo. Il risultato è emotivamente ESTREMO. Raggelante. Alienante. Poichè tutto è serializzato -altezze, intensità, dinamiche, tipi di attacco- nessuno di questi elementi può ripetersi finchè la serie non si esaurisce iniziando la successiva, manifestandosi una sorta di 'decentramento', in cui l'assenza di una funzione gerarchica all'interno degli elementi 'sposta' la composizione, fino a derive prepotentemente astratte. "L'orecchio e la memoria non hanno più niente a cui aggrapparsi, e l’ascoltatore galleggia in balia di eventi sonori imprevedibili". Il metodo delle serie infatti si contrappone notoriamente alle gerarchie della tonalità e, "a differenza di quanto avviene col sistema tonale, nella musica seriale sono assenti le funzioni gerarchiche dei gradi e degli accordi all’interno delle scale, i rapporti fra sistema maggiore e minore, il concetto di consonanza e dissonanza e la percezione del senso del movimento e del riposo". La dis-umanizzazione percettiva della 'composizione automatica' e della serie multi-dimensionale (integrale, estesa cioè al totale della dimensione sonora completa di altezza, durata, intensità e timbro), l'azzeramento dell'IO creatore e di ogni possibile determinazione sull'evento sonoro, corrisponde al limite estremo di "alienazione" -pur lasciando l'evento alla razionalità matematica e geometrica. Raggiunto questo vertice, il passo successivo è consegnato alla dialettica. La dialettica degli elementi fisici nella composizione, degli elementi automatizzati con i successivi processi aleatori. L'ultima frontiera, il confine estremo, è stato raggiunto dalle avanguardie del '900.

CONCLUSIONE: LA METAELETTRONICA E IL NUOVO FRONTE DEI PROCESSI ESPRESSIVI -TRA IPERDETERMINISMO ED ASTRAZIONE. LA DIALETTICA DELLE DIMENSIONI SONORE OLTRE LA SERIALITA' MULTIDIMENSIONALE ED I PROCESSI ALEATORI. Il fine di uno studio deve essere, inevitabilmente, la fase propositiva. Attraverso diversi testi si è individuato e proposto quella fase che definiamo la "dialettica degli elementi": l'ultima fase di un processo iniziato con la radicalizzazione dell'architettura sonora seriale. Questo è un passo che a tutt'oggi può e deve essere esplorato dalla musica 'meta-elettronica': dall'iperdeterminismo compositivo; la dialettica tra automatizzazioni e processi aleatori, procedure e volontà interpretative, astrazioni e concretezza della materia sonora. Metaelettronica è trans-genere per eccellenza. Gli avanzamenti espressivi, teorici e di metodo, ereditati dalle sperimentazioni avanguardiste, hanno condotto inesorabilmente a quella fase -da molti studiosi e critici considerata un vicolo cieco- propria della contemporaneità che è la RIPRODUCIBILITA'. Deriva estrema del lavoro d'avanguardia, che attraverso la sistematica saturazione del ruolo antropocentrico dell'uomo nella tecnè (nella "produzione artigianale dell'Arte") ha mirato al 'grado zero', verso l'alienazione e la dis-umanizzazione del prodotto espressivo, verso la riproducibilità dell'identico e l'annientamento della soggettività. Lontani dal voler ribadire il superficiale concetto (fin troppo evidente se si considera l'agire dell'uomo nella Storia e nei processi socio-politici) di riflesso del proprio tempo, in realtà la deriva dell'automatizzazione e della riproducibilità è una volontà di usufruire delle potenzialità del proprio tempo, connettendosi inevitabilmente -fin negli approcci ultra-critici- con i processi della Storia: l'era e l'automatizzazione industriale, il progressivo avanzamento di forze percepite come superiori ed incontrollabili (che generano l'illusione di un ordine incrollabile, lo spiazzamento e il disorientamento). E' in questo periodo infatti, che insieme alle prime ondate di una forte industrializzazione, nascono le prime analisi e testi teorici che hanno come oggetto d'esame i rapporti di forza tra il capitale e il fronte sociale (il più importante dei quali è senza dubbio "Il Capitale" di Marx), le prime organizzazioni di forte critica/resistenza che riuniscono gli strati più sfruttati della società dalla sempre più massiccia produzione capititalistica. Le avanguardie europee, lontane dall'essere semplice specchio di una realtà, ne cavalcano invece l'essenza ultima, andando nella direzione della Storia per modificarne i rapporti interni, generando tensioni espressive, dando la propria impronta attraverso l'Espressione della realtà più intima del proprio tempo. A questa "esperienza rivoluzionaria" non è venuta meno la musica, che -la più astratta delle espressioni- ha percorso la strada del nichilismo. Dalla svolta dodecafonica alla serialità post-weberniana, è andata, attraverso la musica concreta e le astrazioni elettroniche (musica cognitiva, musicologia computazionale, etc), nella direzione dell 'Istante Zero'. In questo senso "Structures" di Boulez è un lavoro emblematico, in quanto fornisce, trasversalmente, una chiave di lettura per una possibile esperienza futura della musica e della musica elettronica in particolare: la radicalizzazione delle automazioni nella composizione (in bilico tra procedure e processi aleatori) e "la dialettica degli elementi compositivi".